Museo archeologico di Frigento
Negli spazi di Palazzo De Leo, al piano terra, è visitabile un’interessante mostra archeologica permanente dal titolo: “A Frigento racconti del grano nel vento”. La mostra, realizzata grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza Archeologia della Campania e il Comune di Frigento, è stata inaugurata nel 2015.
L’esposizione, anche attraverso suggestive installazioni audiovisive, ripercorre le tappe fondamentali delle vicende storiche del centro irpino di Frigento.
Vengono sviluppate due tematiche principali: il grano e la vocazione agricola del territorio e la considerevole quantità di iscrizioni di epoca romana rinvenute nella zona. I reperti riguardano soprattutto l’età romana, quando Frigento divenne sede di un municipium duovirale: una comunità cittadina assoggettata a Roma e amministrata da due magistrati, la cui importanza è avvalorata dal passaggio in questa zona della regina viarum, la via Appia.
I reperti sono stati ritrovati in varie zone del comune irpino e rappresentano steli funerarie, cippi di delimitazione dei terreni che con molta probabilità erano stati affidati a veterani di guerra per ricompersarli del loro apporto durante le imprese belliche.
Nella mostra sono esposte lapidi con iscrizioni che aiutano a capire qualcosa in più del passato di Frigento, come quella presente su un grosso blocco di pietra posto nel cortile, visibile subito dopo aver varcato il portone d’ingresso del fabbricato.
C’è scritto: “Caio Quinzio Valgo, figlio di Caio, Lucio Seprunio, figlio di Lucio, quinquennali, per decisione dei decurioni curarono la costruzione delle mura, delle porte, del foro, dei portici, delle cisterne, ed essi fecero il collaudo”.
Questa iscrizione è databile agli anni successivi alla guerra sociale (89 a.C.), che aveva avuto effetti disastrosi nella regione interna: Aeclanum e Compsa erano state saccheggiate da Silla.